In Evidenzia - Curiosità - La 111^ Compagnia protezione ponti      
 

 

 

La 111^ Compagnia protezione ponti

 

Se oggi è possibile raccontare le gesta di questa Compagnia, ignota alla storia ufficiale, è solo grazie a documenti originali polacchi ed ai ricordi dei familiari di suoi caduti o di alcuni superstiti, come il nostro Socio Attilio Brunetti, che fu decorato con la “Croce dei Valorosi” e la M.O.V.M. per aver salvato il suo comandante polacco, gravemente ferito, riportandolo in spalla nelle linee amiche.

Dopo un periodo di addestramento in Gran Bretagna il 4 dicembre del 1943 giunsero in Italia i primi due reparti di Commandos belgi e polacchi che entrarono in linea in Abruzzo.

I primi mesi del 1944, in un inverno tra i più freddi e nevosi di tutta la guerra, videro intrecciarsi la storia del 6° Troop (compagnia) polacco con la nascita della 111^ Compagnia Protezione Ponti formata esclusivamente da personale italiano e comandata da ufficiali e sottufficiali polacchi. L’accordo fu facilmente raggiunto anche grazie alle secolari tradizioni che univano Italia e Polonia.

Allo scoppio della guerra l’esercito polacco annoverava diversi reggimenti con nomi italiani, tra i quali il 51°Rgt. “Giuseppe Garibaldi” ed il 50° Rgt. “Francesco Nullo”, patriota bergamasco che dopo aver partecipato alla spedizione dei Mille, nel 1863 affiancò il popolo polacco che cercava di affrancarsi dal soffocante dominio zarista.

La compagnia, costituita a Roccasicura (IS) nel marzo ‘44, era composta unicamente da volontari, studenti, tra i quali il sedicenne Carmine Pecorelli detto “Mino” che venne più volte decorato, operai, contadini, impiegati e militari che dopo l’8 settembre si trovavano nelle retrovie del fronte. Indossavano divise inglesi, portavano sulla spalla sinistra del giubbino la mostrina con la scritta “Poland” e sul basco kaki con striscia di tela verde bordata di rosso, l’aquila polacca bianca. Inizialmente contava 63 italiani e 27 polacchi, era comandata dal capitano Feliks Kepa e venne incorporata nel Reggimento “Ulani dei Carpazi”.

All’esordio le funzioni assegnate alla Compagnia furono ausiliarie, di sorveglianza e supporto, ma la stima e   considerazione immediatamente guadagnate sul campo convinsero il comando polacco ad addestrarla adeguatamente alle tecniche dei Commandos inglesi, il che avvenne a Monte Oratino (CB), per formare un’unità scelta specializzata nei combattimenti in quegli impervi territori montuosi che i volontari conoscevano bene e nei cui sentieri si orientavano a perfezione, da affiancare al 6° Troop.

Divenuta 2^ Compagnia Commandos nel giugno ’43 raggiunse la linea del fronte a Montelupone e qui fu posta alla diretta dipendenza della 3^ Divisione Carpatica. I combattimenti infuriarono specialmente nella zona di Numana ed è guidando la sua squadra alla conquista del Monte Conero e successivamente, come pattuglia avanzata, di Ancona che Attilio Brunetti si guadagnò la M.O.V.M.

Dopo i sanguinosi scontri di Monte Freddo e Montemarciano ed altre molteplici operazioni offensive lungo la famosa “Linea Gotica”, nelle quali si distinse per il valore in combattimento, la Compagnia partecipò alla conquista di Novilara ed il 2 settembre alla liberazione di Pesaro.

Qui si concluse la breve ma epica storia del reparto italiano, con un tributo di 9 morti e 10 feriti che valse ai suoi componenti, in segno di riconoscimento, il diritto di portare sui loro baschi le “palme con mezzaluna” distintivo del Reggimento “ULANI”. Alcuni suoi elementi, tra i quali  Attilio Brunetti che vi raggiungerà il grado di maresciallo maggiore, poi confluirono nei ranghi della Brigata Maiella formando la 4^ Compagnia Commando.

 

Ringraziamenti.
Desidero ringraziare Silvio Tasselli, autore dell’avvincente e documentatissimo articolo che ho sintetizzato, pubblicato su“Storia & Battaglie” del novembre 2006 e la redazione della rivista per l’autorizzazione concessa.

Al Socio M.O.V.M. Attilio Brunetti (vedi anche “Il Nastro Azzurro” n°5/2006) che, con la grinta del Commando affronta i suoi 90 anni viaggiando da solo per partecipare a cerimonie e riunioni, va un riconoscimento particolare per l’indefessa azione tesa ad affermare con l’esempio le virtù militari italiane diffondendo, particolarmente nei giovani, la coscienza dei doveri verso la Patria che hanno contraddistinto la sua vita, al fine di evitare che inestimabili testimonianze come la sua restino senza eredi.

Antonio Teja

 

 

Pubblicato sul periodico "Il Nastro Azzurro" n. 2 2007

 

 

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