In Evidenzia - Curiosità - Carlo Emanuele Buscaglia      
 

 

 

Carlo Emanuele Buscaglia

 

Buscaglia nacque a Novara,22 settembre 1915 ed entrò alla Regia Accademia Aeronautica nell'ottobre 1934, ottenendo il brevetto di pilota militare ed il grado di sottotenente nel giugno 1937.

Durante la seconda guerra mondiale fu la specialità aerosiluranti a dare il maggior lustro alla Regia Aeronautica nella guerra aeronavale del Mediterraneo, infliggendo perdite pesantissime al naviglio alleato con azioni di grande precisione ed audacia compiute spesso da pochi velivoli, i famosi Savoia Marchetti S.M.79, senza caccia di scorta, che affrontavano il fuoco di sbarramento delle formazioni navali britanniche con tali coraggio e determinazione che i marinai inglesi avevano soprannominato l’S.M.79 il “gobbo maledetto” proprio per la micidiale precisione dei suoi attacchi.

Il 132° Gruppo Autonomo Aero Siluranti era comandato dal Maggiore Pilota Carlo Emanuele Buscaglia, all’epoca una leggenda vivente, ma anche gli altri piloti del gruppo non erano da meno: Cimicchi, Eichner, Faggioni, Graziani, Mellei, erano nomi di siluratori che da soli, insieme a Buscaglia, avevano affondato o reso inutilizzabile per mesi più navi inglesi dell’intera Regia Marina. La tattica di attacco era audace.

Lo stesso Buscaglia la descrisse così al giornalista Carlo Platen: “In quell’attimo, il comandante diventa un essere, direi quasi più che umano: non si cura del fuoco contraereo nemico, non si cura della caccia avversaria, non si cura di tutti quei fattori che potrebbero portare alla distruzione del proprio velivolo e causare la morte sua e dei suoi compagni  

Egli vede una cosa sola: l’obiettivo che ha deciso di attaccare. E finché il siluro non si sia sganciato a bassissima quota, a distanza ravvicinata, non distoglie lo sguardo dall’unità nemica…”
 
Nel novembre 1942 gli alleati, sbarcati anche in Algeria, esercitavano in Africa ettentrionale una pressione sempre più forte da ovest che, unita a quella inglese dall’Egitto, stava avendo ormai la meglio sulle truppe dell’Asse. Solo l’Aeronautica riusciva ad alleviare la situazione con continui bombardamenti sulle linee nemiche e attacchi di aerosiluranti al naviglio alleato che le sosteneva e riforniva.

Ma i velivoli italiani operavano dalle basi oltremare, quindi non potevano essere onnipresenti. In questo clima febbrile e sfavorevole, l’11 novembre giunse notizia al 132° Gruppo dell’avvistamento, da parte di un ricognitore, di una squadra navale avversaria alla fonda nella baia di Bougie (Algeria).

Buscaglia diede subito disposizioni per l’attacco da condursi con quattro S.M.79 armati di siluro. Avrebbe egli stesso guidato la formazione. La sua tattica prevedeva una diversione in territorio tunisino, tra Tunisi e Biserta, in modo da piombare sulla baia di Bougie dall’entroterra sorprendendo le difese antiaeree.

La sorpresa riuscì solo in parte e la reazione della contraerea fu rapida e violenta, inoltre un gruppo di sette caccia Spitfire del 154° Squadron, già in volo di ricognizione armata, allertati da una nave picchetto radar posizionata presso Capo Bougaroni, si gettarono sui siluranti italiani proprio nella fase cruciale dell’attacco alle navi. L’S.M.79 del S.ten. Angelucci fu abbattuto, mentre gli altri tre riuscirono a condurre l’attacco, ma furono tutti tempestati di colpi e fecero ritorno alla base con gravi danni e molti feriti tra gli equipaggi. Il Comando del 132° Gruppo descrive i risultati dell’attacco con la relazione operativa n. 78: “Un grosso piroscafo è stato sicuramente colpito da siluro. È stato notato un altro piroscafo avvolto da denso fumo nero che gli equipaggi non hanno potuto assicurare se sia stato provocato dallo scoppio del siluro.

Non si è potuta osservare la corsa degli altri siluri a causa la violentissima reazione contraerea e gli attacchi della caccia nemica.”

Nel resto della giornata, tutte le forze aeree disponibili da parte dell’Asse nello scacchiere vennero lanciate sulla formazione navale alleata conseguendo l’affondamento dell’incrociatore ausiliario Tynwald, dei trasporti Awatea e Chatay, della nave da sbarco Karanja, del monitore Roberts, del Caccia Torpediniere polacco Blyskawica, dei piroscafi
Glenfilas, Alsima, Kotonbia, Florida e Narkunda. Ma non si poteva dare tregua al nemico e il maggiore Buscaglia ordinò, per il giorno successivo, un nuovo attacco che guidò sempre personalmente, questa volta con sei S.M.79.

Egli era consapevole che il pur notevole successo della missione precedente non aveva minimamente invertito le sorti del conflitto. Poco prima di partire per la nuova missione, si confidò col S.Ten. Eichner dicendo: “La guerra l’abbiamo perduta, ormai, lo sai, ma questo è il momento cruciale e non possiamo tirarci indietro. Caro mio, qui c’è poco da illudersi, dobbiamo morire tutti! A Natale, sarà rimasto vivo si o no uno solo di noi. Ma intanto, a guerra la dobbiamo fare”.

Anche questa volta Buscaglia condusse la formazione a fare un largo giro nell’entroterra africano per sorprendere il  nemico alle spalle, ma seguì una rotta diversa che sbucava sul mare da Nord Ovest passando su Djidjelli, in Algeria. La contraerea entrò in azione ancora prima che i siluranti giungessero alla costa.

Alle 13,55 la squadriglia italiana piombò sulla baia di Bougie trovandovi alla fonda tutta la flotta alleata. La visone era impressionante e suggestiva.

Buscaglia si lanciò all’attacco verso un grosso piroscafo inglese. Il suo velivolo subiva i danni del fuoco contraereo, ma lui non modificava di un grado la rotta d’attacco e sganciava il siluro con millimetrica precisione spaccando in due
la nave nemica.

Ancora una volta gli Spitfire del 154° Squadron entravano in azione accanendosi proprio sull’S.M.79 di Buscaglia, che veniva ripetutamente colpito e danneggiato finché un improvviso incendio sviluppatosi a bordo non costrinse Buscaglia a tentare un fortunoso ammaraggio.

Dall’impatto si salvò solo lui e il fotografo di bordo, aviere scelto Francesco Maiore che, nonostante fosse già stato ferito nell’azione del giorno precedente, aveva fermamente voluto partecipare a quella successiva. I due vennero tratti in salvo alcune ore dopo da una corvetta inglese e ricoverati in ospedale. Maiore moriva sedici giorni più tardi tra atroci sofferenze. Il maggiore Buscaglia venne ricordato nel bollettino n.° 901 del giorno successivo con queste parole: “Aerosiluranti e bombardieri italiani hanno agito a ondate successive contro le formazioni navali anglo-americane nella baia di Bougie, conseguendo nuovi risultati: sono stati colpiti con siluro e gravemente danneggiati 1 incrociatore tipo Leander, 1 grosso Caccia Torpediniere e 2 piroscafi, di cui uno di oltre 10.000 tonnellate. Un mercantile, carico di munizioni, centrato, è saltato in aria, 2 altri piroscafi raggiunti da bombe, si incendiavano, mentre notevoli distruzioni venivano pure causate agli impianti portuali.

Il Maggiore Carlo Emanuele Buscaglia, che aveva guidato nell’azione il suo valoroso gruppo aerosiluranti, e superato, con la nuova vittoria ottenuta, le 100 mila tonnellate di naviglio colato a picco, non faceva ritorno alla base…

La notizia della scomparsa del maggiore Buscaglia e del suo valoroso equipaggio provocò grande costernazione in tutta Italia. L’attacco alla flotta anglo americana nella baia di Bougie del 12 novembre 1942 fu l’ultima missione dell’eroico asso degli aerosiluranti italiani. Buscaglia, sopravvissuto all’abbattimento e fatto prigioniero dagli inglesi, lentamente guarì dalle ferite e dalle ustioni.

Nel 1944, egli tornò a volare con i colori della Regia Aeronautica, cobelligerante con gli alleati, e stava effettuando la transizione sul bombardiere americano “Baltimore”, un bimotore ostico e infido, ma molto potente e bellicamente efficiente.

Non si è mai accertata la vera ragione per la quale Buscaglia avesse deciso di tentare il decollo da solo col velivolo che ancora non conosceva bene (si racconta di una “scommessa”, ma non ci sono riscontri).

Durante la corsa di rullaggio il “Baltimore” imbardò e andò fuori pista e l’eroico Buscaglia, rimasto gravemente ustionato nell’incendio susseguente all’incidente, morì qualche giorno dopo in ospedale il 24 agosto 1944.

Al maggiore Buscaglia venne conferita la medaglia d'oro al valor militare con la seguente motivazione:

«Comandante di un gruppo di aerosiluranti, fiaccola d’eroismo e maestro
dell'arma nuovissima, in trentadue vittoriose azioni di sfondamento
tra uragani di ferro e di fuoco, confermava lo spirito guerriero dell'italica gente,
infliggendo alla marina nemica la perdita di oltre centomila tonnellate di naviglio.
Alla testa dei suoi gregari, dopo aver compiuto con ardimento e perizia
inimitabili un’azione con risultati brillantissimi, contro navi anglo-americane,
alla fonda di una base dell'Africa del Nord, ripeteva, il giorno appresso,
l'attacco. Sulle vampe della violenta difesa contraerea,
sotto la mitraglia rabbiosa di numerosi caccia che gravemente
colpivano il suo velivolo incendiandolo, si lanciava come folgore
sull'obiettivo prescelto e, a distanza ravvicinata, mentre un’ala dell'apparecchio
era già consumata dal fuoco, sganciava il siluro contro
un grosso piroscafo che, colpito, si incendiava.»
 Cielo del Mediterraneo, maggio - novembre 1942

 

Antonio Daniele

 

Pubblicato sul periodico "Il Nastro Azzurro" n. 5 2007

 

 

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