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La nave da battaglia Dante Alighieri prima dreadnought italiana costruita a Castellammare di Stabia

 

Con l’inizio del ‘900 si rivoluzionò il concetto di battaglia navale e, conseguentemente, di costruzioni navali.

La comparsa dei siluri, infatti, rese necessaria una battaglia a lungo raggio e con cannoni di calibro maggiore, oltre
ad una adeguata difesa delle strutture con corazze sempre più spesse.

Il tutto a scapito dei piccoli calibri dei pezzi che servivano unicamente sulle brevi distanze per contrastare le torpediniere e necessitavano di sistemi di puntamento diversi.

Tale modifica si verificò anche a seguito della battaglia navale di Tsushima del 1905 nella guerra russo-nipponica che vide la vittoria della Marina giapponese per l’impiego di unità sottili, specialmente torpediniere, che attaccarono ed affondarono incrociatori.

I motori alternativi a triplice espansione furono, man mano, sostituiti da turbine a vapore che permettevano maggiore velocità, minore manutenzione e uno scafo più basso. All’inizio del secolo XIX comparvero, quindi, le prime corazzate 1 monocalibro del tipo Dreadnought, dal nome della prima nave inglese di questo tipo.

L’ammiragliato britannico decise la costruzione della corazzata Dreadnought (il nome significa “senza paura” in omaggio ad un vascello del 1704 armato con 60 cannoni) con tre torri binate diametrali e due altre a murata, tutte dello stesso calibro (305 mm), 27 pezzi da 76/50 mm e 5 tubi lanciasiluri da 457 mm. Con le sue 18.190 tonnellate di dislocamento e la velocità di 21,8 nodi consentita dalle motrici a turbina, queste corazzate caratterizzarono una nuova classe di navi.

I grossi cannoni monocalibro 2, inoltre, possedevano celerità di tiro, rapidità di manovra ed una maggiore facilità di puntamento mediante l’installazione di una unica centrale di tiro rispetto lle modalità di puntamento di ogni singolo pezzo di diverso calibro.

La nuova nave fu varata l’11 novembre 1906  Portsmouth in applicazione della teorie del colonnello del Genio Navale Vittorio Cuniberti 3 che, tra l’altro, aveva teorizzato la sostituzione del carbone con la nafta per l’alimentazione delle caldaie e studiato sistemi di protezione subacquea della carena.

In Italia la prima dreadnougth fu costruita nel cantiere navale di Castellammare di Stabia e le fu dato il nome di Dante Alighieri ed il motto “Con l’animo che vince ogni battaglia”.

Unica nave della classe, costruita su progetto dell’Ispettore Generale G.N. Edoardo Masdea 4, fu la prima corazzata al mondo ad avere torri trinate per cannoni e la prima in Italia ad avere 4 eliche e cannoni monocalibro.
 
La nave fu impostata nel 1909 e varata un anno dopo. All’atto del varo i giornali dell’epoca così scrivevano: “ Come avevamo annunciato, sabato scorso alla presenza dei Sovrani e dei Duchi d’Aosta, ebbe luogo il varo dal cantiere di Castellammare di Stabia della grande corazzata Dante Alighieri che è la prima delle nostre navi da battaglia tipo Dreadnought, lunga 158 metri, della stazzatura di 20.000 tonn. e munita di macchina a turbina di 26.000 cavalli.

Il varo riuscì sollecito e perfetto destando il più vivo entusiasmo.

Vi assisteva anche tutta la nostra squadra del Mediterraneo, la quale per un giorno, avea così sospese le manovre nelle quali è ora impegnata…”( Domenica del Corriere – anno XII n. 35, 28 agosto – 4 settembre 1910). Ancora:”

Le Potenze continuano ad apprestare nuovi colossi per il mare: due settimane fa, in Inghilterra varavasi il Lion, forse la più grande nave di maggior tonnellaggio che esista nel mondo; e l’Italia varò il 20 agosto, dal cantiere di Castellammare, una corazzata altrettanto grande, portante il gran nome di Dante Alighieri sintetizzante tutte le più alte aspirazioni del patriottismo italiano.

Di questa nave diamo qui una prima fotografia, che ce la presenta impostata nel cantiere, di dove scese superbamente in mare, ad attestare che l’Italia moderna, nel fervore della sua multiforme operosità, non sta indietro a nessuna nazione quando si tratta di affermarsi sul mare, dove nell’avvenire sarà la maggiore espansione e la più urgente difesa dei suoi interessi e dei suoi diritti” ( Illustrazione popolare – anno 41 n. 35, 28 agosto 1910).

Il suo dislocamento 5 normale era di 19.500 tonnellate (21.800 a pieno carico). Era lunga 168,1 metri, larga 26,6 e con una immersione di 9,4 metri. L’apparato motore era formato da 23 caldaie (17 alimentate a carbone e 6 a nafta) che davano vapore a 4 turbine per 4 assi e, quindi 4 eliche, sviluppando una potenza di complessivi 32.200 CV e con una velocità di 23 nodi. Possedeva un’autonomia di 5.000 miglia ad una velocità di 10 nodi.

L’armamento era così costituito:
– 12 cannoni da 305/46mm, modello 1909 (in 4 impianti trinati);
– 20 cannoni da 120/50 mm., modello C1909 (4 impianti
binati e 12 singoli in casamatta);
– 16 cannoni da 76/40 mm (posti sul tetto delle torri da
305/46);
– 2 cannoni da 40/39 mm. sul ponte,
– 6 mitragliere e 3 tubi lancia siluri W 200-450 da 450 mm.

L’equipaggio era di 970 uomini. Le torri trinate in linea di chiglia furono adottate anche dalle monocalibro russe tipo Gangut. Quattro torri, con pezzi da 305/46, erano disposte lungo l’asse della nave e potevano sparare simultaneamente da entrambe le fiancate; il tiro di caccia o in ritirata, invece, era effettuato unicamente dalla torre prodiera e da quella poppiera.

La sistemazione delle artiglierie, una a prora ed una poppa e le altre due a centro nave, fu
adottata per mantenere basso il centro di gravità del bastimento e ridurne il profilo L’unico difetto era rappresentato dallo spessore della corazzatura risultato inferiore a quello delle unità similari straniere.

 La protezione (acciaio Terni), infatti, era così distribuita: verticale (sulle fiancate) 250 mm.; orizzontale, sui ponti 50 mm.; in corrispondenza delle artiglierie e del torrione, 250 e 280 mm. Ma la ridotta protezione era a vantaggio della velocità e della  manovrabilità

Entrata in servizio il 15 gennaio 1913, la nave da battaglia Dante Alighieri effettuò una crociera di collaudo nell’Oceano Atlantico, toccando i porti di Dakar, Funchal (Madera), Ponta Delgada e Vigo.

Nel 1913 fu sperimentata la sistemazione di un idrovolante del tipo “Curtis” ed attrezzata, nel 1925, per portare un idrovolante tipo “M 18”.

Unitamente alle unità Duilio, Giulio Cesare, Conte di Cavour, Leonardo da Vinci e Andrea Doria, costituiva il gruppo delle 6 dreadnoughts che contrastavano le forze austroungariche nel primo conflitto mondiale.

Nel 1913 imbarcò a Livorno il re Vittorio Emanuele III per portarlo a Castellammare di Stabia al varo della corazzata Duilio. Al comando del Contrammiraglio Camillo Corsi e del C.V. Biscaretti, faceva parte della Seconda Divisione di stanza a Taranto.

Il 5 settembre del 1915 si imbarcò, alzando la sua insegna, il comandante in capo dell’Armata, Vice-Ammiraglio Luigi Amedeo di Savoia, duca degli Abruzzi. Il 30 novembre 1916 approdò a Corfù rientrando a Taranto
il 27 gennaio 1917.

Durante tutto il conflitto non fu impegnata in battaglie in quanto le navi della Kriegsmarine, la Marina Imperiale autroungarica, raramente lasciavano i porti, tanto è vero che furono snidate dalle imprese leggendarie dei M.A.S.

Il 2 ottobre 1918 partecipò all’unica azione bellica bombardando il porto di Durazzo ed a protezione di un gruppo di
navi italo-inglesi.

Tra le sue attività si annoverano anche:
– la partecipazione, assieme alla Cavour ed alla Duilio, nel 1924 ad una crociera in Spagna in occasione di una visita
dei reali d’Italia;
– nel 1918 al trasferimento da Taranto a Venezia per l’occupazione delle coste e delle isole dalmate;
– dal 1919 al 1921, al comando del C.V. Antonio Faschino, alla presenza nel porto di Fiume in occasione dell’impresa
di Gabriele D’Annunzio; – una visita, assieme al Duilio ed al Doria, della città di Zara nel 1927.

Nel 1923 subì sostanziali modifiche, la conversione a nafta dell’alimentazione di tutte le 23 caldaie. Il 1° luglio del
1928 fu radiata e demolita poco dopo.

Antonio Cimmino
(Socio della Federazione Provinciale di Napoli)

 

 

1)Grandi navi da battaglia rivestite da corazze di acciaio. Ancora nella seconda guerra mondiale, le corazzate rappresentavano l’ossatura delle flotte. La più grande corazzata fu la nipponica Yamato di 72.000 tonnellate con 9 cannoni da 457 millimetri ed una corazza spessa 450 mm., nonché con una velocità di 28 nodi. Nell’ultimo conflitto mondiale l’Italia possedeva le seguenti corazzate: Vittorio Veneto, Littorio (poi Italia), Cavour, Roma, Giulio Cesare, Duilio, Doria e Impero (mai terminata).

2) È il diametro dell’anima di una bocca da fuoco espresso in millimetri. Il calibro minimo delle artiglierie è di 20 millimetri.

3) Generale ed ingegnere navale (Torino, 1865 – Roma, 1913). Fu anche direttore del regio cantiere navale di Castellammare di Stabia. Precursore dell’uso della combustione a nafta invece che a carbone nelle caldaie dei bastimenti nel 1890-92 studiò con il collega Benedetto Brin la protezione subacquea delle navi da battaglia. Nel 1899 progettò una classe di corazzate veloci e potenti pre-dreadnought (classe Vittorio Emanuele) di 12.700 tonnellate.

4) Ispettore Generale del genio Navale (Napoli, 1849 – Roma, 1910). Fu anche direttore del regio cantiere navale di Castellammare di Stabia. Progettò, alla fine dell’800, le navi classe Garibaldi, alcune delle quali furono vendute all’Argentina ed alla Spagna. Progettò, tra l’altro, gli incrociatori corazzati classe San Giorgio, Vettor Pisani ed Umbria.

5) È il peso di una nave espresso in tonnellate. È dato dal prodotto del volume di carena (parte immersa) espresso in metri cubi per il peso specifico dell’acqua in chilogrammi su metri cubi.  Il dislocamento standard di una nave da guerra è quello del bastimento pronto a navigare (con equipaggio, viveri, ecc.) ma senza combustibile e senza acqua dolce di riserva dell’apparato motore.

 

 

 

Pubblicato sul periodico "Il Nastro Azzurro" n. 3 2008

 

 

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