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Anche Loro sono ritornati a casa

 

il 28 gennaio 2005 il piccolo cimitero cristiano di Mogadiscio fu profanato, i resti di circa 700 connazionali (militari delle varie forze armate e di polizia, crocerossine, suore, preti ed italiani che vivevano e lavoravano nell’ex colonia italiana)
ma anche somali convertiti, furono oltraggiati da bande somale.

Le lapidi vennero distrutte e le bare squartate. Le cronache riferirono di ragazzi somali che giocavano a pallone con i teschi dei nostri compatrioti, di ossa sparpagliate e gettate in mare o in discarica e di 73 spoglie in mano alle milizie di “Al Itthad”, sezione somala di “Al Qaeda”.

Il nostro Governo tentò ogni via per riportare in Patria i resti mortali degli italiani e finalmente circa un anno fa, il 24 ottobre 2005, il SISDE riuscì a far giungere a Bari, a bordo di un C-130 dell’Aeronautica Militare, 22 casse di un metro cubo l’una contenenti,  alla rinfusa, tutto quanto si era riusciti a recuperare.

Il 20 ottobre scorso, a Bari, nell’imponente sacrario dei Caduti d’Oltremare si è svolta la solenne cerimonia della
sepoltura delle salme dei nostri connazionali contenute, simbolicamente, in 10 piccole urne avvolte nel tricolore. Gli
onori sono stati resi dalla banda della Brigata corazzata “Pinerolo” e da un picchetto interforze.

Dopo la Santa Messa le urne sono state benedette ed inumate nella cripta del Sacrario, insieme ai resti non conosciuti
di 45000 Caduti sui vari fronti della seconda guerra mondiale.

Alla cerimonia hanno partecipato il Sottosegretario alla Difesa Emidio Casula con i vertici delle Forze Armate e le massime Autorità cittadine e regionali. Tra i vari interventi il dottor Giovanni Morkos, dell’Associazione “Amici della
Somalia”, non ha nascosto di provare frustrazione per la mancanza di  solidarietà e per l’apatia delle istituzioni
italiane che, a 16 anni dal forzato ritorno in Patria di molti connazionali, non hanno ancora concesso loro la qualifica di profughi, come è stato fatto per gli italiani rientrati da altri paesi.

Ma a fronte della indifferenza delle Autorità governative, vi è stata la calda partecipazione dei cittadini di Bari, intervenuti numerosissimi alla cerimonia, a dimostrazione del fatto che i baresi, che per decenni, come tanti altri meridionali, hanno ingrossato le fila degli emigranti, ricordano ancora il dramma di quanti hanno dovuto lasciare il loro paese, i loro familiari per andare a lavorare in una terra lontana, e sono affettuosamente vicini a questi loro fratelli che dopo una vita di rinunce, di lotte, di sacrifici, sono stati poi costretti a rientrare in Italia.

Giuseppe Picca

 

Pubblicato sul periodico "Il Nastro Azzurro" n. 2 2007

 

 

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